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Eccomi di nuovo con un libro con e sulla tecnica delle body percussion. Tecnica che ha visto la sua nascita nel mondo occidentale con Keith Terry già all’inizio degli anni ’80 ma presente nella vita musicale, rituale e sociale dell’uomo molto prima del nostro secolo.
“Percuotere ” il proprio corpo per ottenere dei suoni è stata una pratica utilizzata in molte etnie e ci sono tracce di queste pratiche già nei secoli XV e XVI in Indonesia e in Africa. Spesso legata a forme di danza sia di carattere rituale e psico-emotivo (magico religioso) sia di carattere sociale (legata a celebrazioni o a condizioni sociali) sia di carattere artistico (solamente da pochi decenni).
L’utilizzo dei suoni del corpo nasce spesso da un’esigenza di manifestare concretamente le proprie emozioni (pensiamo al battere le mani quando siamo felici; oppure batterle tra loro quando perdiamo un occasione, o ci siamo dimenticati qualcosa, e ce lo ricordiamo quando è troppo tardi… Oppure battere i piedi a terra per manifestare disappunto o quando siamo arrabbiati).
Ma l’utilizzo del battito delle mani meglio ancora si manifesta per dimostrare approvazione (applauso). Era in uso anche presso gli antichi romani, nel corso delle performance teatrali: si usavano sia lo schiocco delle dita che l’applauso (in alcuni casi si sventolavano le toghe) per manifestare apprezzamento. Aneddoto curioso: esisteva, già all’epoca, il capo claque che dirigeva un gruppo di persone pronte ad applaudire a comando.
Alcune tecniche (che oggi rientrano nel panorama delle tecniche di body percussion) addirittura nascevano dal fatto di non poter usare strumenti. E’ il caso dell’Hambone o Juba dance. Gli schiavi neri deportati dall’Africa occidentale in America, avendo il divieto di utilizzare i loro tamburi (e tutti i loro strumenti), accompagnavano i loro canti e le loro danze con suoni del corpo (snap, clap, suoni del petto, delle cosce e dei piedi).
Queste brevi notizie storiche, che richiederebbero ben altro spazio se le si volesse sviluppare, deviando peraltro dagli scopi di questo volume, vogliono solamente mostrare come questa tecnica appartiene all’essere umano come manifestazione sociale ed esigenza espressiva, per diventare, solo successivamente, strumento e mezzo di comunicazione artistica.
“Percuotere ” il proprio corpo per ottenere dei suoni è stata una pratica utilizzata in molte etnie e ci sono tracce di queste pratiche già nei secoli XV e XVI in Indonesia e in Africa. Spesso legata a forme di danza sia di carattere rituale e psico-emotivo (magico religioso) sia di carattere sociale (legata a celebrazioni o a condizioni sociali) sia di carattere artistico (solamente da pochi decenni).
L’utilizzo dei suoni del corpo nasce spesso da un’esigenza di manifestare concretamente le proprie emozioni (pensiamo al battere le mani quando siamo felici; oppure batterle tra loro quando perdiamo un occasione, o ci siamo dimenticati qualcosa, e ce lo ricordiamo quando è troppo tardi… Oppure battere i piedi a terra per manifestare disappunto o quando siamo arrabbiati).
Ma l’utilizzo del battito delle mani meglio ancora si manifesta per dimostrare approvazione (applauso). Era in uso anche presso gli antichi romani, nel corso delle performance teatrali: si usavano sia lo schiocco delle dita che l’applauso (in alcuni casi si sventolavano le toghe) per manifestare apprezzamento. Aneddoto curioso: esisteva, già all’epoca, il capo claque che dirigeva un gruppo di persone pronte ad applaudire a comando.
Alcune tecniche (che oggi rientrano nel panorama delle tecniche di body percussion) addirittura nascevano dal fatto di non poter usare strumenti. E’ il caso dell’Hambone o Juba dance. Gli schiavi neri deportati dall’Africa occidentale in America, avendo il divieto di utilizzare i loro tamburi (e tutti i loro strumenti), accompagnavano i loro canti e le loro danze con suoni del corpo (snap, clap, suoni del petto, delle cosce e dei piedi).
Queste brevi notizie storiche, che richiederebbero ben altro spazio se le si volesse sviluppare, deviando peraltro dagli scopi di questo volume, vogliono solamente mostrare come questa tecnica appartiene all’essere umano come manifestazione sociale ed esigenza espressiva, per diventare, solo successivamente, strumento e mezzo di comunicazione artistica.
DIRITTO DI RECESSO:
14 GIORNI
14 GIORNI
GARANZIA:
2 ANNI
2 ANNI
CASI DI RESTITUZIONE E/O CAMBIO DELL’OGGETTO:
Articolo Non Funzionante
Articolo Danneggiato
Cambio per errato Acquisto
Articolo Non Funzionante
Articolo Danneggiato
Cambio per errato Acquisto
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